CRITICA

Critica di Marta Santacatterina

Osservare le opere di Mauro Mari – in arte Maris – equivale a immergersi in un mondo sognato, visionario, fatto di arte e di materia.
In quarant’anni di attività, recentemente ripresa con una ricca produzione, l’artista non ha solo dipinto, ma ha dato vita a una riflessione sulla pittura, sul legame tra tecnica e segno, tra figura e astrattismo, tra gesto e poetica, in un crescendo di emozioni che scaturiscono sempre da una gamma cromatica ricca di significati.
Maris, formatosi da autodidatta negli anni Settanta del Novecento, fin dagli esordi ha ottenuto ottimi successi tra pubblico e critica; ma è nel decennio successivo che la sua pittura si definisce nelle linee guida e che si manifesta in uno stile personale e concreto: ciò anche grazie all’incontro e al sostegno di un artista che egli definirà sempre “maestro”, Mario Schifano. Entrambi accomunati dall’adesione all’”informale materico”, lo scambio e la simbiosi tra i lavori reciproci sono il punto di partenza per delle riflessioni sulla natura e sul paesaggio in particolare. Quest’ultimo, in Maris, è infatti post-impressionista, raggiunge toni propri dell’espressionismo, liberandosi dalla mera figurazione e dalle geometrie per virare decisamente verso l’immagine fantastica, quasi surreale. Le tele non rappresentano quindi una natura realistica ma la evocano prepotentemente, tanto che l’unico soggetto che nel corso degli anni ha mantenuto un carattere di figura all’interno dei quadri di Maris, sono appunto i fiori: vi è un’unione inquietante tra gli alti steli che reggono corolle vivaci e foglie corte e sottili che sembrano spine, tra la delicatezza dei petali e l’irruenza dei colori anche scuri e cupi. Tutti elementi, questi, di un discorso che trascende la semplice piacevolezza e si carica di problematiche profonde.
Inoltre, da Schifano, Maris trae spunto per la tecnica di miscelazione dei colori e la rapidità di esecuzione, caratteristiche che donano ai dipinti un’energia intrinseca – a tratti quasi tribale – di cui è perfetto esempio Paesaggio con Mario.
Se le prime tele del 1965 si connotano per la presenza di natura, paesaggi e forme essenziali, nelle opere degli anni successivi vi sono ancora alcuni accenni a figure: case, fiori e persone si stagliano sullo sfondo, con riferimenti riconoscibili all’arte di Mario Sironi (ad esempio in Colonia senese) e di Osvaldo Licini (Bufera di sabbia).
Ma se il soggetto rimane basilare, nei dipinti di Maris sono le vernici, gli smalti e gli altri prodotti industriali, con tutto il loro incanto cromatico, a conquistare la superficie del quadro; definito “forza motrice e materia”, il colore è anche il risultato di lunghi studi e ricerche che si estendono fino ai supporti: l’artista non dipinge solo su tele o tavole, ma utilizza oggetti diversi, in una operazione di rivalorizzazione di materiali poveri e inconsueti, con una conseguente rottura del confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica.
Quasi tutti i dipinti presentano accostamenti audaci di tinte complementari che catturano lo sguardo e danno luogo contemporaneamente a un’opposizione visiva e a un equilibrio interno alle complesse composizioni. L’uso del colore in Maris non è mai stereotipato, ma frutto di una scelta attenta: ad esempio per dei covoni di grano sceglie il rosso e il blu scuri, non banali gialli; le cromie stupiscono e al contempo convincono in relazione ai soggetti del quadro e quando nei titoli si accenna a un tono, non necessariamente esso è prevalente, talvolta lo si scopre pian piano al di sotto di strati sovrapposti. L’artista non si fa scrupoli nel ribaltare il senso comune delle tonalità: il positivo è spesso scuro e caldo, l’angoscia e il negativo sono giallo, turchese, il chiaro (Apocalisse interiore).
Talvolta inoltre la pittura, quasi rifiutasse un confine fisico, sconfina nella cornice, come in Racconti di viaggio del 2003 dove Maris richiama anche la tecnica del mosaico con il suo comporsi di piccoli tasselli coloratissimi.
Un ruolo non secondario hanno i titoli delle opere: parte integrante del quadro, attraverso di essi il pittore supera il vero e proprio informale – che non vorrebbe raffigurare nulla – interpretando mediante forme astratte situazioni e soggetti ben definiti: con pennellate violente e profonde, con una materia che prende vita sulla tela, Maris ricava l’anima del soggetto e solamente con pochi tratti apparentemente casuali rende con immediatezza l’idea di fondo del dipinto.
Molto si è scritto sulle emozioni – fonte prima dei dipinti di Maris – che diventano anche espressione del suo stato d’animo più sincero; il vortice delle linee, delle macchie e dei colori riesce a trascinare anche gli spettatori in un discorso introspettivo che consente di interpretare le opere in termini personali, stimolando una fruizione individuale e ogni volta diversa delle immagini. È un’arte circolare quella di Maris: e infatti il cerchio, le rotondità tornano spesso; macchie e spirali si alternano a forme primordiali (Vita sotto il mare, Grande cuore, Figure bianche), dando luogo da un lato a movimenti e vitalità irrefrenabili, dall’altro a universi fantastici e visionari, in una sintesi che fa, di quello che si potrebbe definire un “lirismo energetico”, il fondamento di una poetica personale e inimitabile.

Marta Santacatterina, Aprile 2012

Maris, Appunti su un folle della corrente

maledetta, Di Rita Pini

Il colore prende dorma su tavole e sassi trasformandoli in un colore che si lascia toccare e divorare con gli occhi. Il colore come l’archetipo di conflitti piuttosto che di quiete, questo è Maris, il colorista dell’indefinito che orgoglioso si definisce il discepolo prediletto di SCHIFANO, il pittore maledetto.
L’artista inventa e mischia la materia dando origine a forti pulsioni che si manifestano nei toni forti e caldi del rosso sangue o del verde smeraldo inseguiti da esili sfumature bianche.
Alla base nessun disegno o abbozzo o schizzo o prospettiva delineano lo spazio mai lasciato vuoto, un pozzo da riempire fino al bordo, con la conseguente scomparsa del vacuum.
Il pennello, la spatola, le sue stesse mani sono le spade brandite dal valoroso guerriero del buon combattimento per visitare oceani, il cielo in tempesta, boschi incantati e lasciare emergere l’inconscio che vola libero senza catene.
MARIS ha il suo stile individuale che non vuole disegnare nulla per lasciar affiorare le sensazioni; il colore disegna strategie d’incontro con l’intuizione, la fantasia e perfino il mistero, capaci di generare la follia maledetta, il sale della vita che spinge l’uomo a ricominciare ogni volta come se ogni volta fosse sempre la prima, con lo spirito del bambino interiore ritrovato.
La suggestione dell’immagine e l’impressione che si deposita dentro, nascono dall’intruglio alchilico di un pittore che abbandona la sua mano in balia delle sue emozioni per superarle solo annegando in un oceano in cui abissi restano sempre oscuri.

Rita Pini Scrittrice e giornalista, 30 Luglio 2009

Maris, Racconti interiori, di Gabriella Gentilini

Dare forma alle emozioni e agli stati d’animo più contrastati, colorare le inquietudini quotidiane, i dolori laceranti o le gioie improvvise. Questa è la ricetta che Maris adotta nella sua pittura, quasi un viatico per i propri tormenti interiori, un diario sempre aperto con la sua coscienza, un colloquio meditato e sincero tra sé stesso e il mondo.
Le sue composizioni, informali ma non troppo, illuminate da frequentazioni europee ed avvicinabili, per energia e tensione vitale, a Pollock e soprattutto a Mario Schifano, suo indimenticabile amico, possiedono una cifra espressiva personalissima, frutto di una istintualità guidata dall’intelletto e di una fantasia mediata dalla razionalità. Quasi uno studio di immagini mentali in continua evoluzione, che danno luogo ad un tumultuoso espandersi di forme e di elaborazioni cromatiche fatte di luminosità brillanti, di trasparenze sottili e di velature infinite, come stratificazioni della memoria.
La ricerca dell’artista raggiunge anche un effetto dinamico-plastico di intensa suggestione, percepibile egregiamente sia nel grande, sia nel piccolo e piccolissimo formato, lasciando libero l’osservatore di immedesimarsi nell’opera senza staccare lo sguardo prima di averne assimilato le pulsioni, le vibrazioni interne e di avervi trovato qualcosa di riconoscibile, qualcosa di sé.

Dott. ssa Gabriella Gentilini, Scrittrice e curatrice, Firenze, maggio 2003
Dal catalogo della mostra presso Firenzeart Gallery, Montespertoli (Fi), maggio 2003

Critica di Aldo Giovannini

Il dipingere di Maris, denuncia con evidenza propria la spontaneità e lo slancio di chi si affaccia alla vita e la salute, diciamo così di avventatezza e di energia che sono propri dell’età.
In maris residui futuristici, cubisti anche surrealisti escono dalla trama del quadro piacevolmente aperti e sopratutto vi è un senso evidente della costruzione del quadro, un camminare per parabole strutturali, una ferma e decisa volontà di afferrare una dimensione.
I colori a volta scuri, a volta vivaci, con figure tagliate nell’ombra, danno un senso drammatico, ma nello stesso momento fiabesco, come se la tematica dell’artista risenta di un qualcosa di interiore, sofferto, malinconico, triste.
E’ una ricerca ancora vergine quella di Maris, una ricerca che lo potrà portare a stadi più avanzati, ma la tematica è quella di un animo semplice e sensibile. Due aggettivi questi che potranno avere in futuro una strada aperta, una strada che Maris ha intrapreso con ferrea volontà, ma sopratutto grande umiltà.

Aldo Giovannini, La Nazione.

Critica di Dino Bartolini

Anche se amante sino dalla sua più giovane età del disegno, della forma, del colore si è avvicinato alla pittura solo in questi ultimi anni riscuotendo significativi successi sia da parte del pubblico che ha visitato le sue mostre, sia da parte della critica che gli ha attribuito svariati rlconoscimentl.
Le sue opere sono masse di colore fluttuanti che creano nuove visioni. Maris uomo fra uomini tormentato da un inguaribile sete di sapere continua senza posa a cercare la conoscenza, a riportare a nol visioni di altri pianeti, di galassie che si muovono nello sconfinato mare dello spazio. Visioni che invitano la nostra fantasia ad evocare paesaggi fantascientiflci, razze e sovrastrutture di altre civiltà di altri mondi, ormai scomparsi a noi ignoti. in questa su ultima personale denominata Galassia quattro, Maris ci rende partecipi, ci trascina in questo suo concerto spaziale prodigioso.

Dino Bartolini, Critico d’arte

Maris, il novello Ulisse di Paolo Sfogli.

Maturità e coerenza di espressione artistica in Maris
Per Maris il concetto della libertà dell’individuo nei conrfronti della società si pone in modo problematico per la sua coscienza d’artista, strettamente ancorato agli avvenimenti dell’ambiente circostante. Perciò nella sua attività pittorica il contatto con la realtà quotidiana è sempre vivo e presente. Il tema preferito, la rappresentazione cioè di uno spazio infinito quale è quello dell’universo, dimostra l’entusiasmo che prende il pittore nell’introdursi nel mondo fantastico dei pianeti e delle galassie.
Ii piacere d’immergersi in questo spazio siderale, così affascinante perché misterioso, porta il Maris, come un novello Ulisse dantesco, a viaggiare per queste “terre inesplorate ” con la sensibilità fantasiosa di un poeta.
L’amore per la libertà si unisce a quello per la conoscenza in questo errate alla ricerca di sé stesso. Così coerentemente su un tessuto cromatico, denso di materia. si stagliano sagome allusivamente organiche, soggetti di un racconto o meglio di un immagine ai confini del sogno. Ma ciò che interessa è la iducia che l’artista ha nell’uomo, nella sua capacità di riscatto nella fantasia. L’universo è un luogo mitico, simbolico dove l’uomo trova il modo di spaziare libero solo con il suo pensiero, il bene più prezioso.
Da qui ne consegue il rifiuto a una figurazione di forme ben precise e al contrario il gusto, sottilmente ironico, per indefinite figure rese da macchie di pennellate. Il colore, la tela sono mezzi di espressione a sé stanti, sono essi stessi il richiamo a una condizione psichica che si libera nella materia subitanea e spontanea. Ma, si badi bene a livello d’inconscio non si tratta di vaghe sensazioni, ma di chiari stimoli emozionali motivati da cause morali dovute a scelte ben precise del Maris nel suo campo d’indagine artistica che comprende naturalmente anche quella umana. Il concreto dunque è elemento fondamentale nell’opera di questo pittore, riferito al programma di un nuovo concetto dell’arte.
Da apprezzare in Maris è soprattutto le sua vena originale d’ispirazione che lo porta a schierarsi coraggiosamente tra coloro che non temono il rischio di porsi all’avanguardia, di affrontare cioè  nuovi linguaggi artistici, capaci di comunicare semanticamente con l’uomo contemporaneo.
Articolo di Paolo Sfogli (direttore Panarte) 1977

(quadro “Nebulosa” nella copertina della rivista)

Testo originale

Critica di G.Giacomini

La pittura di Maris che per la prima volta affronta il pubblico in una vasta personale è quanto di più moderno e convincente ci è dato di vedere nelle ultime leve della espressione pittorica moderna. Egli affronta una speciale figurazione di tecnica tutta sua al limite fra l’ astratto e quello che Pollock inventò col nome di “DRIPPING”. Ne risulta una pittura di materia coagulata e preziosa con cui Maris proietta sulla tela direttamente i suoi stati interiori.
A volte questa materia prevale e rivela un atteggiamento romantico e anarcoide dove però sussiste sempre una forma un soggetto anche se ai limiti del surreale. A volte invece l’opera si rivela come un piccolo pezzo di forma siderale, quasi un paesaggio lunare ed e in questa assoluta libertà di espressione che secondo me Maris raggiunge il meglio delle sue possibilità liriche e pittoriche.

Prof. G. Giacomini, Scrittore e Critico d’arte

Testo originale

Critica di Virgilio Fabbri

Abbiamo sempre pensato che un artista chiunque esso sia, debba presentarsi al pubblico amante dell’arte attraverso la sua opera e che nessuna presentazione può essere più efficace della validità o negatività di ciò che ha creato.
Nessuna critica favorevole potrà mai riuscire a colmare il vuoto della sua arte o si renderà del tutto superflua se questa ha una possibilità di convinzione sullo spettatore.
La Nostra, quindi. non vuol essere una presentazione di MARiS come uomo e soprattutto, per ciò che importa come pittore, ma una semplice messa a punto e considerazione di carattere generale sulla sua produzione pittorica e sul momento attuale del mondo artistico.
Esistono nelle opere di MARIS solo dei punti fermi delle creazioni e invenzioni personali la cui validità e attualità sono perenni e incontestabili.

Virgilio Fabbri, Il giornale d’Italia

Testo originale

Critica di Susan Gould

E’ certamente un’esperienza molto rara. trovare nella pittura di un artista alle sue prime prese sia con la sua arte, sia con li suo pubblico un talento che dimostra una tale carica di personalità, dl originalità, di fantasia come quella di Maris.
Qui non si troverà mai un soggetto che faccia parte di quelli ormai sovra-sfruttati, dl quelli chiaramente « per I turisti . neppure si troverà nei quadri di Maris alcuna tecnica che si possa dire di avere già vista da qualche altra parte, anche quando lui adopera un metodo che assomiglia a quello del celebre Jackson Poilock, ci si accorge che lo stile è Invece totalmente personale. Con una mano libera. generosa. il Maris riempie il suo spazio pittorico di colori vivaci, densi, forti. in una varietà apparentemente infinita di combinazioni. di forme, di sovrapposlzioni, che creano una ricchezza di tessitura (rilievo) quasi tre-dimensionali, in un’atmosfera che a volte rivela richiami di un altro mondo forse spaziale, forse lunare. forse infernale, il Maris mette ogni tanto una figura. o più di una, umana o (oslamo dire) più di umana (o meno), quello che cl colpisce è che sia l’atmosfera sia la figura ci convincono dl essere la espressione profonda e sincera dei più intimo luogo interiore del pittore.
Susan Gould, Critico teatrale e d’arte

Testo originale

Commento di Rudolf Brink

“A brilliant mixed medium abstract! I love the tunnel vision, and colour you have used!A outstanding composition!”

“I can see a very busy city in this! to get to point A-to B, A Problem, A challenge to the viewer, A mystery to solve!!! It is interesting, and complex!!, until you solve it!!! You will find the beauty within it!!!”

“I just love this painting as it is so diffrend to all other abstract paintings I have seen! I am sure you are telling a, real story, in this one, it is about your country,and a place you live! you have a hidden message to the world! In this one! This is to me!!! , a country of hidden beauty! and turbulent!!!!It is a issue!!! Please let me know?”

Rudolf Brink (Holland)

Commento di Rosemary Wilson

“I don’t know what the title for this means in English, but that does not matter…..the work in this is superb, it has an effect of being beautiful material…..clearly you have spent a lot of time on this…..very well done….”

Rosemary Wilson (Australia)